Fermate delle metro interrotte

Metro o non-metro: il dilemma del provinciale.

Hai finito la giornata di lavoro, arrivi alla metro e ti prepari ai tuoi venti minuti di viaggetto, ma sono iniziati i lavori.

Ok, probabilmente avrei dovuto saperlo che la linea è chiusa. E se non avessi scroccato un passaggio stamattina, il problema non esisterebbe proprio: avrei preso l’auto.

Ecco: qui sta il punto. Prendere l’auto o fare il pendolare, abitando nella provincia felix lungo il sinuoso corso della Martesana?
Il costo non è un fattore discriminante: ormai benzina o biglietto, si spende quasi uguale. Non lo è neppure il tempo: ci ballano in media un tre o quattro minuti, se consideriamo gli accidenti del traffico e dei guasti.

Io però della metro sono un fan per un sacco di ottimi motivi: puoi metterti lì e leggere. Puoi incontrare qualcuno che non vedi da anni e chiacchierare. Puoi metterti e leggere. Puoi conoscere gente. Puoi metterti a leggere. Puoi schiacciare un pisolino. Puoi metterti lì a leggere.

In auto in teoria non si legge, e questo basterebbe a decretare un vincitore.
Ma bisogna pensare anche alle destinazioni, che nel mio caso non sono sempre le stesse, e soprattutto che, insieme agli incontri buoni, la metro regala a volte anche altro… Come in questo caso.

…Dietro di me, la signora spinge gentilmente. Ancora più indietro, altri spingono, senza avverbi. Più indietro, alzano la voce. È tutto molto veloce, perché le porte non restano aperte a lungo. Altrimenti sarebbe un disagio per chi prosegue. Ben pensato, ATM. Dobbiamo adeguarci noi. Bon ton da passeggero. Metriquette. Carla però non ci pensa e con le rughe tra gli occhi Ci conosciamo, mi domanda.
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